Crollo dei mercati

Che cosa ci aspetta in futuro?

Giacomo Stefani


È evidente ormai che la pandemia avrà effetti devastanti sul settore economico. Questo improvviso blocco del mondo ha di certo colto alla sprovvista tutti: nel giro di pochi mesi, moltissime aziende sono state costrette a chiudere e i loro guadagni si sono ridotti a zero.
Di conseguenza è avvenuto un crollo improvviso dei mercati azionari, che ha portato investitori del calibro di Warren Buffet – uno dei più grandi azionisti mondiali e CEO del fondo Berkshire Hathaway – a perdere 50 miliardi di dollari e dover liquidare tutte le azioni di compagnie aeree presenti nel suo portafoglio. Sono inoltre crollati i principali indici azionari della Borsa americana, come l’S&P 500 e il Dow Jones, con cali dioltre il 30% rispetto a gennaio 2020.
Nemmeno l’Italia è stata risparmiata. Il FTSE MIB, paniere contenente le azioni delle aziende italiane a maggior capitalizzazione, dopo aver raggiunto il massimo a fine 2019 dalla crisi del mercato immobiliare del 2008, ha registrato una perdita di circa il 40%.
Il FTSE MIB, paniere contenente le azioni delle aziende italiane a maggior capitalizzazione, è il più importante indice azionario della Borsa italiana. Dalla crisi del mercato immobiliare del 2008, aveva registrato finalmente un picco a fine 2019. A causa della pandemia, però, in brevissimo tempo si è registrata nuovamente una perdita di circa il 40%.
La domanda nasce quindi spontanea: che cosa succederà dopo?
Rispondere non è facile. È ancora troppo presto per valutare gli effetti del virus sul piano economico. La diffusione del Covid-19 potrebbe ridursi o ritornare con una seconda ondata. I pronostici per l’Italia non sono comunque favorevoli: il Fondo monetario internazionale ha stimato una perdita sul PIL 2020 del 9% e attualmente l’ISTAT ha già calcolato un calo del 5,3% nel primo trimestre.
Di certo le manovre fiscali attuate dalla Banca Centrale Europea, quali Recovery Fund (obbligazioni di un valore di 750 miliardi, di cui 172 destinati all’Italia) e Quantitative Easing (immissione di liquidità nel mercato tramite l’acquisto e in seguito la vendita di titoli statali), saranno utili ma non sufficienti a contrastare questa crisi.
Chiaramente il settore più colpito sarà il terziario, ed in particolare i settori che offrono servizi non di primaria importanza: quali turistico e trasporti. Questi dovranno attendere un ritorno della fiducia delle persone e dovranno ridurre la percentuale di clienti, a causa delle norme di distanziamento. Li aspetta quindi una ripresa molto lenta, anche dopo le riaperture.

FONTI:
Intervista a Warren Buffer
Crollo del PIL
Dati ISTAT 1
Dati ISTAT 2
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